La Colonia marina della Federazione fascista novarese #19 - Il Palloncino Rosso
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La Colonia marina della Federazione fascista novarese #19

La Colonia marina della Federazione fascista novarese #19

Di seguito qualche breve estratto dalle testimonianze rilasciate dagli ex ospiti della Novarese: sono perlopiù positive, in particolare riguardo alla struttura, al mangiare e al fatto che chi era povero o aveva problemi di salute poteva permettersi di passare qualche settimana in Riviera, dato che al tempo solo le famiglie benestanti avevano le risorse per una vacanza al mare. Tra gli aspetti negativi, le regole rigide, la lontananza dai genitori e il poco tempo a disposizione per il bagno.
 
Iniziamo con Lucilla Cardano Montersino (ospite dal 1934):
«La vacanza al mare era un’ottima occasione per uscire dalla città. All’epoca per abitudine ci si spostava poco e quel mese di “aria buona”, come si diceva allora, non ce lo si doveva far scappare…Tra l’altro va detto che l’assistenza medica della colonia era davvero ottima: un anno mi capitò di contrarre la congiuntivite e ogni mattina venivo accompagnata per il controllo e le eventuali medicazioni in infermeria. Tornai perfettamente guarita…L’unica cosa che proprio non mi andava giù era quel riselatte che ci servivano una volta alla settimana: in quell’occasione saltavo il pasto».
 
Abele Lino Antonione (1934-35) è un testimone speciale:
«In quegli anni, forse, si mangiava meglio in colonia che nelle nostre case. Però, nonostante le porzioni fossero abbondanti, la fame era sempre tanta e ricordo che i panettieri, che facevano lì sul posto il pane per tutti noi, a volte mettevano del pane un po’ bruciato sulle finestre. Noi, senza farci vedere (perché eravamo furbi!) riuscivamo a organizzarci, a fare dei piccoli piani strategici e poi a rubarlo. Anche se un po’ bruciacchiato, vi assicuro che era una grande soddisfazione mangiare quei panini presi con l’astuzia».
Tra i momenti meno interessanti o noiosi ricorda quello delle cure solari, ovvero stare fermi sulla sabbia bollente: «sarà anche stato utile per i reumatismi, però per quell’età era veramente un’impresa rimanere buoni e immobili per tanto tempo». Per la cronaca, Abele è stato anche economo della Novarese dal 1948 al 1959 e poi direttore del campeggio.
 
Cesarina Sacchi (1937-38) racconta che al tempo era linfatica e quindi potè andare in colonia, anche se «mio padre non era iscritto al Partito Nazionale Fascista, “conditio sine qua non”…Tuttavia, il segretario politico del mio paese, pur considerando mio padre un gran testone, chiuse un occhio e, dietro versamento di un modesto contributo, mi concesse la “grazia”».
 
Immagini: F.lli Lavatelli, Novara (seconda metà anni ’30)
Fonte: Corriere di Novara, 30 luglio e 23 agosto 2001