La Colonia marina della Federazione fascista novarese #13 - Il Palloncino Rosso
17439
post-template-default,single,single-post,postid-17439,single-format-standard,cookies-not-set,ajax_fade,page_not_loaded,,qode_grid_1400,footer_responsive_adv,qode-child-theme-ver-1.0.0,qode-theme-ver-16.1,qode-theme-bridge,wpb-js-composer js-comp-ver-5.4.7,vc_responsive
 

La Colonia marina della Federazione fascista novarese #13

La Colonia marina della Federazione fascista novarese #13

 

La parte centrale dell’edificio presentava partiture e funzioni differenti rispetto alle parti laterali.
Su tutti i livelli infatti il settore mediano ospitava i locali ed i servizi riservati all’amministrazione ed alle assistenti, oltre al volume della torre littoria che conteneva le scale di servizio e due serbatoi idrici alla sommità.

Le ali invece erano destinate al soggiorno dei bambini e su ogni piano erano presenti due grandi saloni «a doppia aria e con una superficie di finestre superiore a un terzo della superficie dei locali»: quelli al primo, secondo e terzo piano misuravano ciascuno 700 mq, mentre quelli del quarto piano 400 mq. Al primo piano, nell’ala destra (lato Rimini), c’era il refettorio con sei file di tavoli; gli altri sette saloni ospitavano i dormitori, i più capienti dei quali potevano contenere 160 letti, molto vicini tra loro. Ogni livello era fornito di servizi igienici e docce: 70 gabinetti e 200 lavabi.

Gli ambienti comuni della colonia erano dunque molto ampi e separati perlopiù da porte-finestre: ciò in linea con l’ideologia fascista della vita comunitaria, dei riti collettivi e del controllo sociale, infatti era pressoché impossibile per i piccoli ospiti potersi isolare.

Nelle estremità curve erano presenti delle rampe elicoidali di collegamento per agevolare il deflusso delle squadre tra i vari piani: talmente ampie che «facilmente salirebbe anche una “Balilla”, così da rendere la salita non faticosa e rapido e sicuro lo sfollamento». E proprio questo dettaglio progettuale – unito all’ampia terrazza sul tetto – ha fatto pensare anche al Lingotto come fonte di ispirazione per Peverelli.
Tuttavia tali rampe si fermavano al terzo piano, così che per salire al quarto occorreva usufruire delle scale nella torre: quest’ultimo infatti non si estende per tutta la lunghezza delle ali, lasciando scoperte due ampie terrazze a semiluna (quasi un ponte di coperta della “nave”). Anche qui furono ricavati dei dormitori, per ospitare i bimbi durante la stagione invernale. Tra l’altro, questo livello non era stato concepito così nel bozzetto originario del 1933.

Sempre nell’ottica di spezzare la monotonia della struttura, i due reparti maschile e femminile erano non solo separati nelle due ali, ma anche identificati cromaticamente, con i classici colori celeste e rosa.

 

Immagini: F.lli Lavatelli, Novara
Fonti: “La colonia marina di Rimini della Federazione dei Fasci di Novara”, in Natura (n. 9/1934); L’Italia giovane, 21 luglio 1934; La gazzetta di Novara, 28 luglio 1934