Le colonie per l'infanzia sotto il Fascismo - Il Palloncino Rosso
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Le colonie per l’infanzia sotto il Fascismo

Le colonie per l’infanzia sotto il Fascismo

 

Conosciamo meglio uno degli edifici più caratteristici della nostra Riviera: la ex Colonia Novarese di Miramare (Rimini).
Partiamo con una breve premessa, necessaria per contestualizzare.

Tra il secondo ed il terzo decennio del secolo scorso si diffusero in molte parti d’Italia le colonie per l’infanzia. A differenza degli ospizi marini, apparsi già nell’800 e che avevano compiti prettamente curativi e ospedalieri, le colonie svolgevano funzioni più che altro di profilassi, oltre che assistenziali ed educative. Infatti i bambini inviati nelle colonie non erano – se non in casi rarissimi – affetti dalle malattie allora endemiche quali il rachitismo e la scrofola (una forma di tubercolosi), ma perlopiù soffrivano di anemia, linfatismo o adenoidi. La maggior parte di essi tuttavia non poteva semplicemente permettersi un soggiorno al mare o in montagna, perché proveniente da famiglie povere.

A partire soprattutto dagli anni Trenta il Fascismo si servì delle colonie per attuare alcuni fini tipici del regime, ovvero l’indottrinamento delle giovani generazioni ed il controllo sociale: tramite le Federazioni provinciali del Partito fascista si diede grande impulso alla creazione di nuove colonie, le quali erano coordinate a livello centrale dall’Opera Nazionale Balilla. Quando poi nel 1937 venne fondata la G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio) la gestione delle colonie assunse un carattere addirittura militaresco.

La Provincia di Novara era una di quelle più attive nella conduzione delle colonie, soprattutto quelle montane. Ma in linea generale e specialmente per quelle marine (ad es. Chiavari) si andava a “pensione”, cioè affittando stabilimenti altrui, con costi decisamente superiori rispetto alla gestione diretta. Inoltre solo la metà delle duemila domande che giungevano ogni anno poteva essere soddisfatta.
Fu così che il Segretario federale del Fascio novarese, Filandro De Collibus, manifestò l’intenzione di dotare la Provincia di due nuove colonie: una montana (Druogno), l’altra marina (Rimini). In questo modo si poteva da un lato abbassare i costi di gestione, dall’altro avere un maggior controllo sui giovani inviati nelle varie colonie.

 

Nella cartolina qua sopra, una delle tante colonie gestite dall’Ente Opere Assistenziali: la Modenese a Riccione (demolita all’inizio degli anni ’80)

Fonti storiche: L’Italia giovane: organo della Federazione provinciale novarese del PNF, febbraio 1934; Un relitto moderno: la colonia novarese a Rimini, a cura di O. Maroni e O. Piraccini, 2001)