La Colonia marina Bolognese di Miramare #05 - Il Palloncino Rosso
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La Colonia marina Bolognese di Miramare #05

La Colonia marina Bolognese di Miramare #05

 

Torniamo a Miramare e precisamente all’anno 1952 per vedere come proseguiva l’attività assistenziale fornita dal Comune di Bologna ai bimbi bisognosi di cure marine.
Da un’indagine condotta dalla Rivista ufficiale del Comune felsineo apprendiamo che dal 1948 (anno di riapertura a tutti gli effetti della colonia) al 1952 appunto, fossero aumentate le istituzioni e le iniziative rivolte all’infanzia, ma contemporaneamente ed all’opposto fosse calato il numero di bambini assistiti, e ciò per diversi fattori: il miglioramento degli edifici, impianti ed attrezzature, quindi dei servizi (causando un aumento delle spese generali); dall’altra parte l’adozione di criteri di scelta più stringenti e la diminuzione della quantità di viveri disponibili. Questo stato delle cose non era però insolito per il periodo: infatti un fenomeno tipico del Dopoguerra è il fiorire progressivo di enti e organismi – perlopiù privati – che senza coordinamento e criteri particolari – anzi incentivandone la partecipazione – andavano a “caccia” di bambini da ospitare in strutture simili alle colonie; in questo modo dando possibilità proprio a coloro che magari avevano meno necessità di essere accolti (e che potevano usufruire anche di più di un turno) e lasciando indietro i più poveri e gracili. Tutto questo anche perché le iniziative private erano a pagamento, mentre il servizio offerto dalle strutture comunali gratuito (anche se non disponibile per tutti). Nell’estate del 1952 erano stati ospitati nelle colonie climatiche oltre 12.000 bambini e l’Ufficio assistenza scolastica dovette effettuare un controllo per evitare che coloro che erano partiti per altre colonie, fossero poi accolti anche in quelle pubbliche. Non solo: il Comune promosse un’indagine meticolosa sullo stato delle famiglie, dal punto di vista economico e sanitario soprattutto, per individuare i fanciulli più bisognosi di cure.
Per quanto riguarda il miglioramento dei servizi, nella Colonia di Miramare risulta che fossero stati realizzati: un nuovo impianto di docce; refettori e salette per il personale; nuove porte per accedere direttamente ai refettori dall’esterno; nonché un impianto di sei lavelli circolari esterni. Quanto alle attività, l’organo di informazione del Comune cita le più disparate: disegni, ricami, quadri, lavori di traforo, erbari, raccolta di insetti; proiezioni cinematografiche, spettacoli di burattini e spettacoli realizzati dagli stessi bambini; e poi ancora dama e tombola e gli sport come calcio, tennis, pallavolo. A dire il vero, dalle testimonianze raccolte presso gli ex ospiti della Colonia, sembra che gli intrattenimenti non fossero poi così variegati.
Si parla anche del regime dietetico: le tabelle alimentari erano state riviste, ad esempio introducendo nelle minestre dei prodotti contenenti acido glutammico (per dare sapore). Addirittura il pane veniva importato apposta da Bologna!

(Fonte: Rivista del Comune di Bologna, agosto 1952. Si ringrazia l’Istituto Parri di Bologna)