La Colonia marina Bolognese di Miramare #04 - Il Palloncino Rosso
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La Colonia marina Bolognese di Miramare #04

La Colonia marina Bolognese di Miramare #04

 

Abbiamo visto dunque come la comunità emiliana reagì alle rinnovate esigenze di assistenza all’infanzia nell’immediato dopoguerra, e di come fu comunque complicato riprendere a pieno regime l’attività della colonia stessa: tuttavia nell’estate del 1948 si poteva considerare ufficialmente rinata, tanto che vi fu una sorta di nuova “inaugurazione” con la presenza di diverse autorità cittadine. Ma quella di Miramare, pur essendo la più vasta, non era l’unica colonia marina frequentata dai bolognesi: oltre al Comune infatti vi erano diversi enti e associazioni che gestivano strutture simili.
A Cattolica, ad esempio, erano addirittura due le colonie per i bimbi bolognesi (e non solo): una era quella nota come “Casa del pescatore”, gestita dall’ Un.S.I. (Unione Salvezza Infanzia); l’altra, ora conosciuta da tutti come “Le navi” e attualmente adibita a parco acquatico, era una delle più famose architetture del Regime, la Colonia XXVIII Ottobre dei figli degli italiani all’estero, gestita in quegli anni dalla POA (Pontificia Opera di Assistenza).
L’anno seguente, il 1949, l’Associazione degli Industriali di Bologna avviò una interessante iniziativa: una colonia, non solo per i figli dei lavoratori dell’industria, ma anche e soprattutto per i figli dei disoccupati. Inizialmente furono organizzati due turni, uno maschile l’altro femminile, per un totale di 900 bambini (6-12 anni), nei mesi di agosto-settembre. Come si legge nel bollettino istituzionale dell’ente «è stata scelta per ospitare i bambini la Colonia dell’Istituto “Sol et Salus” sita in Torre Pedrera e di nuovissima e moderna costruzione […] A tutti i bambini e a tutte le bambine è stato fornito un apposito corredino che viene poi lasciato in dono. Esso è costituito da un cappellino da sole di tela bianca, da una maglietta di lana, da un paio di mutandine di lana per il bagno (o prendisole), da un paio di calzoncini di tela (o sottanine) e da un paio di sandali».
Per promuovere l’iniziativa, visto che al tempo non tutti i disoccupati erano iscritti agli uffici di collocamento, «si ricorse alla stampa, alla radio, ai manifesti lungo le strade, agli stessi uffici di collocamento, alle parrocchie, alle organizzazioni sindacali, alle scuole elementari. In tutti i centri della Provincia furono distribuiti volantini su cui era stampato il testo del bando».
Quanto alla colonia di Miramare, la stampa riportando la notizia dell’ennesima visita del sindaco Dozza, segnalava che essa era «dotata di un’attrezzatura modernissima e razionale, provvista di ampi e luminosi saloni, fornita di una cucina che rappresenta un modello del genere. Tutto vi funziona elettricamente, persino la macchina lavastoviglie e pelapatate; le pentole – che sono sei e hanno la capacità di 30 litri l’una – possono preparare in un attimo anche il caffè espresso. Il direttore della colonia è il prof. Nanni, che si vale della collaborazione di 32 vigilatrici. I bimbi del presente turno sono ottocento, e i turni sono quattro».

 

(Fonti: Notiziario industriale, Associazione Industriali Provincia di Bologna, agosto 1949; Giornale dell’Emilia, 12/08/1949; L’industria a Bologna, a cura Ass. Industriali, 1976. Si ringraziano la Biblioteca Universitaria e l’Istituto Parri di Bologna e la Biblioteca Gambalunga.

Nell’immagine di copertina, alcuni scorci degli ambienti di servizio della Bolognese: in particolare le cucine “dotate delle più moderne attrezzature”)