Le colonie marine in tempo di guerra #03 - Il Palloncino Rosso
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Le colonie marine in tempo di guerra #03

Le colonie marine in tempo di guerra #03

 

Quella che stiamo per raccontare è una vicenda alla quale (ingiustamente) non è mai stata data sufficiente rilevanza, ma – e lo diciamo subito – non è una bella pagina della nostra storia.
Antefatto: la prima colonizzazione della Libia risale al 1911. Dopo alterne vicende (era stata persa durante la I Guerra Mondiale e riconquistata nel 1934), nel 1938 su proposta di Italo Balbo, allora Governatore di quella colonia, riprese vigore l’opera di «valorizzazione» delle terre africane con lo scopo di offrire «lavoro e un sicuro avvenire a molte migliaia di famiglie coloniche italiane» per contribuire «all’autarchia economica della Nazione». Detto più semplicemente, si voleva risolvere così il problema della disoccupazione ed evitare che tanti italiani espatriassero. Nelle regioni della Cirenaica e Tripolitania erano già state costruite 1.800 case coloniche (ma altre 1.200 erano in cantiere) e ogni famiglia già assegnata ad un podere sulla base delle caratteristiche dei terreni e del clima; essi erano provvisti di ogni necessità: sementi, mangimi, bestiame, attrezzature.
Il 29 ottobre 1938 partirono da Genova 9 piroscafi con a bordo 15.000 rurali e diretti a Tripoli e Bengasi. Da Napoli e Siracusa ne salparono altrettanti: complessivamente il contingente era composto da 20.000 persone, circa 1.800 famiglie perlopiù molto numerose. Questa ondata migratoria era stata definita la “flotta del lavoro”.
Tra questi vi era anche il Maresciallo Balbo, che partito pure lui da Genova sul Vulcania, scendeva dalla nave al largo di Napoli per poi proseguire in idrovolante in modo da anticipare la flotta dei colonizzatori. Gli italiani diretti in Libia provenivano da tutte le regioni: ad esempio dalla provincia di Forlì erano partite 21 famiglie, da Bologna 26.
Una seconda migrazione avvenne ad un anno esatto di distanza: ai primi di novembre del 1939 un “esercito del lavoro” composto da 12.000 rurali (1.600 famiglie) sbarcò in Libia.
Arriviamo così al giugno del 1940: il giorno 10, come ben sappiamo, l’Italia entrò in guerra. Alcune settimane prima però era già stata presa una importante decisione – e questa è la parte meno nota della storia: per mettere al sicuro i figli dei coloni italiani in Libia, era stato offerto loro un viaggio nella Madre Patria ospiti delle colonie del Regime. Ma quella che era stata spacciata per una “vacanza al mare” sul suolo natio, in realtà si trasformò ben presto in un esodo di massa coatto. Allora si disse che il soggiorno sarebbe stato breve (tre mesi al massimo), perché si ipotizzava che il conflitto sarebbe durato poco: il Fascismo e il Nazismo pensavano di avere già la vittoria in pugno. E invece per 13.000 bambini – tanti erano i piccoli libici trasportati in Italia – quella divenne un’odissea lunga cinque anni.
Quei bambini erano i “ragazzi della quarta sponda”. Nel prossimo articolo il resto della storia…

(Notizie tratte prevalentemente da Il Popolo d’Italia e Corriere Padano, ottobre-novembre 1938, ottobre-novembre 1939; si ringrazia la Biblioteca Gambalunga)