Le colonie marine: organizzazione e funzionamento #02 - Il Palloncino Rosso
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Le colonie marine: organizzazione e funzionamento #02

Le colonie marine: organizzazione e funzionamento #02

 

Riprendiamo l’analisi sulle colonie marine attraverso gli studi e l’esperienza di Guido Nanni, medico presso l’Ufficio di igiene del Comune di Rimini e soprattutto futuro membro di spicco del Centro di studi talassologici della Riviera. Cerchiamo dunque di vedere più da vicino come si svolgeva la vita dentro una colonia, anche se qualche elemento ve lo abbiamo già fornito negli articoli precedenti.

Il dott. Nanni non faceva mistero di quello che era uno degli scopi dichiarati delle colonie al tempo del regime fascista (siamo infatti sul finire degli anni Venti): il miglioramento e l’elevazione morale – oltre che fisica – delle giovani generazioni, tanto che affermava palesemente la «missione di propaganda patriottica» di queste strutture. Questo è sempre bene ricordarlo, perché si rifletteva nella organizzazione quotidiana del tempo trascorso in colonia: orari rigidi e attività ben scandite.
Egli ammetteva anche che in tempi non molto remoti vi erano state colonie improvvisate, dove «greggi di bimbi» (parole sue) erano ammassati in «capannoni antigienici» e sorvegliati da personale impreparato, posti a dormire su «brande di legno, con un po’ di paglia insaccata e una coperta da campo» e alimentati a «minestrone e pane», senza un ordine e una regola particolari. Anche questo è bene sapere.

Ad ogni modo, secondo Nanni, le cose nel corso degli anni erano gradualmente migliorate: le colonie si erano guadagnate l’attenzione di studiosi e di persone qualificate e lui stesso diede un importante contributo alla riflessione. Così cominciavano a cambiare l’architettura e gli arredi, si perfezionava l’organizzazione interna, si assumeva personale formato appositamente (ad esempio per le vigilatrici esistevano corsi specifici); soprattutto, emergeva l’esigenza di dare a queste strutture un indirizzo scientifico. La stessa disciplina diveniva meno ferrea: a suo dire, i bimbi non erano più “strapazzati”, anche se era evitato «ogni inutile e dannoso ozio». Il culmine della giornata era la riunione serale delle squadre dinnanzi alla Direttrice, la quale, maternamente, elogiava i “buoni” e dispensava critiche e rimproveri ai meno ligi ai doveri. E sempre a suo avviso, non esistevano più punizioni fisiche o privazioni di cibo e riposo perché oramai era riconosciuta l’inefficacia educativa di tali pratiche…

Base didattica delle colonie erano tre pilastri: l’esempio (delle dirigenti e assistenti), l’ordine (costante in ogni momento della giornata), l’emulazione (più tramite premi che per mezzo di punizioni).
Riportiamo nell’immagine qua sotto l’orario tipo di una colonia marina, tenendo presente che per il personale il tutto iniziava un’ora circa in anticipo e inversamente terminava un’ora dopo. Nanni, da medico, dava indicazioni minuziose in particolare sulla pulizia personale: come ci si doveva lavare mani, viso e denti, come pulire le unghie, ecc.

Nel prossimo articolo vedremo come si svolgeva la vita all’aria aperta e quale era la dieta dei giovani ospiti nelle colonie.


(Fonte: Atti del Terzo Convegno nazionale di Talassoterapia, Grado, 1929; immagine di copertina: Colonia De Orchi, Biblioteca civica Gambalunga – Rimini)