La Colonia Bolognese a Riccione #02 - Il Palloncino Rosso
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La Colonia Bolognese a Riccione #02

La Colonia Bolognese a Riccione #02

Torniamo sulle pagine de “L’Assalto”, il quale ci informa che il 1 agosto 1921, 24 bimbi figli di operai bolognesi sono giunti sulla spiaggia romagnola, seguiti il giorno dopo da altri 15 provenienti da Correggio.

Il giornale, con tono un po’ pomposo tipico della stampa dell’epoca, riporta che alla stazione i bimbi vengono accolti dai bagnanti con uno «sventolio di tricolori» e sulle note di “Giovinezza”, mentre già godono dell’aria salubre del mare. Subito dopo gli ospiti vengono condotti al Kursaal dove viene offerto loro un rinfresco. Si tessono le lodi delle fasciste bolognesi, in particolare della signorina Callegari che sorveglia, cura e consola i bimbi come «una mammina buona». Finalmente i piccoli giungono nella sede della colonia, ricavata in un piccolo edificio nei pressi dell’attuale Grand Hotel.

Anche tra i bagnanti vengono raccolte offerte, ma senza grandi risultati, tanto che il giornale definisce alcuni personaggi che hanno donato appena una lira o cinquanta centesimi dei «grassi borghesi pescicani»! Offerte ovviamente rifiutate con sdegno, perché «i fascisti non chiedono l’elemosina»…

Per ovviare a ciò il Fascio riccionese organizza una festa tricolore.
Dietro consiglio del Medico, questo era il programma giornaliero: ore 6 sveglia; 7 visita medica; 8 caffè e latte; 9 passeggiata sulla spiaggia; 10 bagno; 12 colazione; 15 riposo; 16.30 merenda; 18 pranzo; 20 silenzio.
Va detto che questo servizio veniva svolto gratuitamente da tutto il personale impiegato: dai dirigenti agli addetti al servizio, dai sorveglianti agli infermieri, dai direttori di mensa alle bagnine. Per questo le donazioni erano molto importanti, anche se appena sufficienti.

La Colonia Bolognese di Riccione inoltre vanta un primato: è stata la prima colonia “fascista”, cioè creata appunto da un Fascio, in questo caso femminile.
Il 31 agosto 1921 i bimbi costituenti il primo turno del soggiorno tornano a casa: purtroppo sono anche gli ultimi, perché le esigue risorse non consentono di ospitarne di più.

(Per le fonti storiche si ringrazia l’Istituto per la Storia e le Memorie del ‘900 di Bologna, mentre l’immagine è stata gentilmente concessa dal sig. Alvisi di Bologna)